Metodo r.i.c.e.: che cos’è e quando è utile

metodo RICE per curare contusioni lievi
26 Luglio 2022

Una storta alla caviglia, una botta al gomito, una distorsione o uno stiramento muscolare: sono infortuni piuttosto comuni durante le attività sportive, ma anche nella vita di tutti i giorni.
Quando la lesione appare lieve o moderata, il metodo R.I.C.E. è uno dei protocolli di primo intervento consigliati.

Questo trattamento viene utilizzato come primo approccio nelle 24-48 ore successive a una lesione che interessa un muscolo, un tendine o un legamento, in caso di distorsioni, stiramenti, contusioni o altre lesioni ai tessuti molli. In questi casi, infatti, il metodo R.I.C.E. può aiutare a ridurre il dolore, l’edema e il gonfiore, migliorando i tempi di recupero e diminuendo il disagio.
Tuttavia, se i sintomi persistono, se il gonfiore aumenta o se la parte del corpo infortunata è limitata nella funzionalità è bene rivolgersi al medico.

Quattro lettere per quattro fasi

Il termine R.I.C.E è l’acronimo delle parole inglesi Rest, Ice, Compression ed Elevation, cioè riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione. Con questo acronimo vengono quindi indicate le quattro fasi previste da questa tecnica di autocura.

1. Riposo
Il dolore è il segnale che qualcosa non va: quando si avverte dopo un infortunio, ignorarlo e proseguire come se niente fosse non è una buona idea, perché il danno ai tessuti può peggiorare. Al contrario, è necessario fermarsi e mettere a riposo la parte dolente: se la lesione interessa una caviglia o una gamba, per esempio, è meglio non appoggiare il peso per le prime 24-48 ore, con l’aiuto di stampelle, se disponibili; se interessa un gomito o il braccio, è opportuno evitare di utilizzarlo per portare pesi e muoverlo il meno possibile.

2. Ghiaccio
Il secondo step del metodo R.I.C.E consiste nel raffreddare la zona contusa, con l’applicazione di una compressa fredda o cubetti di ghiaccio, da avvolgere in un panno o in un asciugamano sottile per evitare “bruciature” cutanee. Per ridurre il dolore e il gonfiore l’impacco freddo va applicato per 15-20 minuti ogni due/tre ore nelle prime 24-48 ore dopo l’infortunio.

3. Compressione
La compressione con una fasciatura limita il gonfiore e dà sostegno. La parte infortunata deve essere fasciata con una benda elastica tenuta ben aderente, ma non così stretta da interrompere la circolazione del sangue. Se la fasciatura provoca formicolii, senso di intorpidimento, o addirittura la pelle diventa livida, è necessario allentare immediatamente il bendaggio.

4. Elevazione
Quando possibile è importante mantenere la parte dolente al di sopra del livello del cuore per almeno 2/3 ore al giorno, per ridurre il gonfiore dovuto all’accumulo di liquidi. Per esempio, se l’infortunio è capitato a una caviglia o al ginocchio, quando si è sdraiati o seduti si può tenere sollevata la gamba con dei cuscini o altri supporti.

Che cosa fare in più?

Per accelerare il processo di guarigione può essere utile applicare più volte al giorno un preparato specifico per il trattamento di edemi, ematomi e contusioni, a base di sostanze che aiutino l’assorbimento dei liquidi e contengano il gonfiore ed estratti naturali dall’azione calmante e lenitiva, allo scopo di contrastare il dolore e l’infiammazione.